A Villa d'Este viaggio nella "Nuova Moda" del '500 e '600, tra costumi di scena, merletti e dipinti d'epoca

Sante Peranda, Ritratto di Alessandro I Pico e Laura d'Este,
1610-1620 circa, Modena, Collezione Cantore
I dipinti, provenienti da prestigiose collezioni sia pubbliche che private (tra cui quelle della Galleria Estense e del Museo Civico di Modena; dell’Accademia Nazionale di San Luca, del Museo Nazionale di Palazzo Venezia e della Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Corsini a Roma, del Castello Odescalchi di Bracciano, di Palazzo Chigi in Ariccia, del Museo di Palazzo Ducale a Mantova), abbracciano un arco temporale cha parte dalla fine del Cinquecento e arriva fino alla seconda metà del secolo successivo e ritraggono figure sia maschili che femminili, dando grande risalto agli abiti e alla loro ricchezza come non era mai avvenuto in precedenza.
I costumi di scena, provenienti dalla storica Sartoria Farani, sono stati realizzati dai maggiori disegnatori italiani per il cinema, il piccolo schermo e il teatro lirico: la serie televisiva "I Borgia" e quella, memorabile di Castellani, dedicata a Leonardo da Vinci; recenti pellicole cinematografiche fino a due diverse produzioni dell'opera verdiana "Don Carlos". Per l'occasione, l’esperto di costume e ricostruzione storica, Luca Costigliolo, ha inoltre ricreato, seguendo il modello del dipinto originale esposto a Villa d’Este, l’abito della regina Cristina di Svezia.
Giovanni Maria Morandi,
Ritratto di Olimpia della Caja, sposa Chigi,
1631 circa, Ariccia, Palazzo Chigi

Lavinia Fontana, Ritratto di fanciullo,
1590 circa, collezione Koelliker
Il "viaggio" si conclude con una preziosa selezione di tessuti, merletti e galloni ricamati provenienti dal Museo Civico d’Arte di Modena ed un’ultima sezione dedicata ai testi dell’epoca che testimoniano la diffusione dei modelli tramite la stampa.

Anonimo, Ritratto di Cristina di Svezia,
collezione privata,
Museo Castello Odescalchi, Bracciano
Ricostruzione abito Cristina di Svezia, Luca Costigliolo,
Sartoria Farani

Costume maschile di Alessandra Torella
per il film Imago mortis,
regia Stefano Bessoni
Costume femminile di Franca Squarciapino
per il film Imago mortis,
regia di Stefano Bessoni

“Per raccontare l’evoluzione della moda e del costume in Europa dagli inizi del Cinquecento al secolo successivo - spiega in uno dei saggi inseriti nel catalogo della mostra lo storico del costume, Luigi Piccolo - possiamo tracciare tre momenti ben definiti. Il primo è caratterizzato dal Rinascimento italiano, il secolo che esalta la bellezza, la cultura e l’armonia, regole vigenti nelle corti italiane, nelle quali si formano futuri papi, cavalieri di ventura e principi. (..) La seconda parte del Cinquecento inizia con l’avvento della Controriforma, il Concilio di Trento detta nuove regole e di conseguenza anche l’abito diventa austero e molto meno appariscente.  Nella terza fase, con l’avvento del Seicento, inizia lento, ma inesorabile, il declino dell’Italia e della sua egemonia sulla moda. (…) nei ritratti del seicento i nobili vestono alla francese o alla spagnola, la moda italiana è ormai un lontano ricordo”.

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